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Nella società industriale moderna, fra lavoro schiavistico e lavoro salariato non vi è affatto una frattura e tanto meno una contrapposizione concettuale, ma un continuum di situazioni lavorative. Oggi ci troviamo in una fase storica in cui la gigantesca espansione del centro dell'economia mondiale sposta radicalmente i rapporti di forza. Finanziarizzazione del ciclo dell'economia mondiale, integrazione internazionale dei mercati, e crescita di quello che, in linguaggio ottocentesco, si chiamava commercio estero, accrescono talmente tanto lo squilibrio strutturale da mandare in crisi l'intero sistema delle garanzie pubbliche del lavoro industriale, creando un clima selvaggio di competizione sociale e di sfruttamento. Il lavoro schiavistico e paraschiavistico è diventato, nel corso degli ultimi anni, una componente strutturale del mercato del lavoro dei paesi industriali avanzati. Le cause di questo grave imbarbarimento delle relazioni lavorative non hanno a che vedere solamente con la globalizzazione dei mercati e con l'esportazione del lavoro industriale verso le rampanti economie dell'Estremo Oriente, non sono cioè soltanto un fenomeno importato dai mercati del lavoro arretrati dei paesi del cosiddetto Terzo Mondo. Vi sono anche delle ragioni endogene, che coinvolgono le società industriali e le loro trasformazioni interne.